Il dottor Paperus

In una ideale scelta tra i massimi capolavori disneyani di ogni epoca, un posto di riguardo spetta indubbiamente al “Dottor Paperus” (Topolino 188-189, 1959). Avventura in costume più volte ristampata e tradotta, e perciò universalmente nota, è da considerarsi uno dei momenti culminanti della grande scuola disneyana italiana. L’autore ricorda di aver consegnato il 23 gennaio 1956 a Mario Gentilini la trama di questa storia, già scritta per altro da qualche anno, da quando cioè, nel 1953-54, il giovane Luciano, militare ad Orvieto, era appena ai suoi esordi disneyani. Un soggetto e una sceneggiatura eccellenti, ai quali collabora con alcune integrazioni (in particolare delle gag) anche Carlo Chendi. Una storia che rimane tuttavia chiusa nel cassetto del direttore di Topolino per un paio di anni a causa di alcuni suoi dubbi riguardo ai character disneyani calati in un mondo medievale.

Il plot vede protagonista il vecchio Dottor Paperus (Paperino), un alchimista che lavora da tempo immemorabile all’invenzione del ‘siero di lunga pace’ che liberebbe finalmente il mondo dalle guerre. Tra le tante, quella che da dieci anni il Ducato di Paperon de’ Paperoni ha mosso contro il Feudo della Masnada dei Bassotti a causa di uno scudo falso rifilato al vecchio papero. I due eserciti, stremati, ormai limitano i combattimenti allo stretto necessario, più impegnati in accese dispute a carte che in battaglie armate.

l'inquietante Mefistofele


l’inquietante Mefistofele

Contrari alla fine dela guerra sono però il diabolico Mefistofele e la sua alleata fattucchiera (Nocciola, un personaggio molto amato da Bottaro, al punto che diventerà, negli anni successivi, la protagonista di molte divertenti storie) che, cercando in tutte le maniere di alimentare le ostilità fra i due schieramenti, decidono di rapire la nipote del Duca, Margherita (Paperina), facendo ricadre la colpa sui Bassotti. Per scongiurare ogni possibilità di errore, i due devono però neutralizzare le ricerche di Paperus: se questi trovasse il siero, ogni complotto risulterebbe infatti vano e l’ira di Satana si abbatterebbe su di loro. Si arriva così all’indecente proposta: Mefistofele, presentatosi all’alchimista, gli promette la giovinezza (che tanto rimpiange), in cambio della sua anima e del suo impegno ad arruolarsi in uno dei due eserciti. Il demone riesce infatti a convincere il vecchio papero che la guerra potrà finire solo con la vittoria di uno dei due schieramenti.

il Duca Paperone


il Duca Paperone

Tornato finalmente un ragazzino, grazie a un filtro magico della fattucchiera, il Dottor Paperus, forte e vigoroso, non più riconosciuto dai suoi nipotini (Qui Quo e Qua), incontra Margherita e, folgorato dalla sua bellezza, se ne innamora a prima vista. Ma il destino gioca con i protagonisti: la bella papera viene infatti rapita da Mefistofele, mentre il giovane papero raggiunge il castello del Duca Paperone, proprio nel momento in cui ha deciso di accettare, da parte dei Bassotti, una sfida a singolar tenzone per far terminare la guerra una volta per tutte. C’è dunque bisogno di un cavaliere senza macchia, né paura che, in caso di vittoria, avrà in premio non denaro ma la mano della bella nipote. Una sfida che abortisce molto presto perché Paperus, ringiovanito nel corpo, ma non nella mente, non si rende neppure conto di ciò che sta succedendo, in quanto preso da un attacco di smemoratezza. I due eserciti passano così agli insulti e, all’accusa di aver rapito Margherita, i Bassotti, indignati, si scatenano contro le truppe ducali. La guerra è così ripresa in tutta la sua violenza e Mefistofele e la fattucchiera si godono il loro trionfo.

la bella Margherita


la bella Margherita

Ma nel frattempo Paperus ritrova la memoria e le tracce del rapimento della nipote di Paperone che lo portano direttamente all’antro della diabolica megera. Qui, dopo varie peripezie, si accorge della presenza dell’innamorata, prigioniera di Mefistofele, e si precipita, inseguito da entrambi gli eserciti, al castello del Duca per informarlo sui veri responsabili del misfatto, proprio mentre Margherita riesce a fuggire e i due villain vengono inghiottiti all’inferno. La guerra è finita e il giovane cavaliere, acclamato come un eroe, sta finalmente per sposare la bella papera quando, improvvisamente, la terra si apre e lo inghiotte, facendolo precipitare all’interno di essa: si ritrova così al cospetto di Satana che, per punirlo, gli fa bere il siero della vecchiaia, stracciando il patto stretto con Mefistofele. Paperus torna così sulla terra, nuovamente vecchio e malandato, ma ancora deciso a impalmare la bella Margherita. Ma costei, credendolo scomparso per sempre, dopo che è stato fatto erigere dai due feudi un monumento all’eroico papero, ha appena sposato un certo Conte Gastone.

lo studio del Dottor Paperus


lo studio
del Dottor Paperus

Il genere tipicamente nostrano della parodia è del tutto congeniale ai mezzi dell’autore, che può in tal modo divagare su un periodo storico che sente vicino alla propria sensibilità culturale. Il Medioevo descritto da Bottaro è un mondo in cui interagiscono varie componenti, che di volta in volta prevalgono nel tono del racconto. Così, accanto all’elemento magico, mutuato ovviamente dalle fonti ispiratrici (quella immediata del precedente a fumetti di Federico Pedrocchi e Rino Albertarelli, e quella letteraria del capolavoro goethiano), non stupisce la presenza di una irresistibile componente comica, incarnata nella candida fattucchiera Nocciola, contraltare umoristico all’inquietante Mefistofele. Allo stesso modo, l’avventuroso mondo di Signori e Cavalieri, cui Bottaro allude con maestria, è contrappuntato da situazioni in cui la verve giocosa sdrammatizza avvenimenti in potenza dirompenti come una guerra: anticipando il clima delle Mattaglie, i combattimenti del Paperus si riducono spesso ad innocue partite a carte, o a statici duelli i cui protagonisti appaiono impegnati in amene letture.

tavola tratta da


tavola tratta da
“Paperino e il seguito della storia”

In definitiva un plot armonico e ben equilibrato, nel quale il filo unificatore del racconto, costituito dalla tenace volontà pacificatrice di Paperino-Paperus, è sorretto magistralmente da un dipanarsi di sottotrame parallele. Una sceneggiatura che è ulteriormente esaltata dal livello eccezionale del disegno: il Maestro di Rapallo dimostra infatti di aver completamente assorbito, dopo qualche anno di studio e di evoluzione, l’insegnamento dei grandi autori disneyani d’oltreoceano: pur rispettandone la lezione, il giovane ligure è giunto a definire un proprio autonomo stile, a sua volta in grado di proporsi come modello.

Non resta a questo punto che apprezzare la modernità del segno, assecondata da una chinatura sapiente e morbida, e goderne la valenza poliedrica, in grado di trasportare il lettore nell’antro orrorifico della fattucchiera come nelle ricche sale del Duca Paperone. In questa prospettiva i deliziosi mostri squamati e dal naso a trombetta e gli esilaranti paperi-armigeri si rivelano essere solo alcuni dei molteplici centri d’interesse di un contesto grafico quanto mai interessante e privo di sbavature.

Prestazione dunque a tutto tondo, il Dottor Paperus. Nessuna meraviglia che il principale evento disneyano del 2000 sia stata la chiusura del cerchio apertosi nel 1958: “Paperino e il seguito della storia” (Topolino 2342), continuazione del “Paperus”, ne richiama magicamente le atmosfere, arricchendole con la maturità di un segno distillato in decenni di esperienza. Le invenzioni grafiche di Luciano Bottaro riescono a stupire lo smaliziato lettore del XXI Secolo, come avevano fatto con la generazione di quaranta anni prima: un cerchio si è chiuso, per l’appunto, ma non è detto che non se ne sia aperto uno nuovo.

(n.b. tutto il materiale iconografico è )

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