Il dottor Zantaf

Lo straordinario dottor Zantaf fa la sua prima apparizione nell’ottobre 1968, sulle pagine del numero 142 dell’Almanacco Topolino, più precisamente in “Paperino missione Zantaf”. Una storia gustosa e particolarmente riuscita, con una trama avvincente scritta con la collaborazione di Carlo Chendi: l’agente Qu-Qu 7, alias Paperino, scalcagnato agente segreto della P.I.A. (il servizio segreto di Paperon de’ Paperoni), viene inviato dal vecchio zio in un’isola tropicale. Lo scopo è distruggere la formula segreta messa a punto dal malvagio Dottor Zantaf e che è alla base del gas che spinge, chi lo respira, a disfarsi del proprio patrimonio. Inconsapevolmente spalleggiato da un’irriconoscibile Paperina, anch’essa arruolata dallo zione e travestita da Miss Molly, il nostro eroe ingaggia una lotta senza quartiere contro il perfido scienziato, riuscendo, alla fine, a ottenere il suo scopo. Zantaf verrà sconfitto e confinato a uno stadio infantile (a dare la caccia alle farfalle…) da uno dei sui agghiaccianti macchinari.

miss Molly, alias Paperina


miss Molly, alias Paperina

Brillante spy-story, divertente parodia di James Bond e di Simon Templar (popolarissimi negli anni Sessanta), questa storia, nella sua apparente linearità, ripropone alcuni importanti aspetti della poetica bottariana, come l’ambientazione (teatro dell’avventura è infatti un’isola sperduta dei mari del sud) e la sua presunta diffidenza verso la scienza: Zantaf è infatti un inventore, brillante e intelligente, ma che mette la sua genialità al servizio del male. Dotato di una casa-laboratorio ipertecnolocizzata e semovente, di macchinari supermoderni, servito da inquietanti robot elettroaddomesticati, è lui stesso vestito con una tunica e mantella plastificate, futuribile divisa che lo identifica agli occhi del mondo come il prodotto di una mentalità avanzata.

Ma attenzione, nel mirino di Bottaro non c’è la scienza, ma chi ha il potere e l’opportunità di adoperarla per fini distorti: è dunque la tecnologia a costituire la vera minaccia per l’umanità. Prova ne è che lo stesso Paperino ricorre, nell’arco della vicenda, a sofisticati congegni elettronici (farfallino volante, bottoni esplosivi, maniche gonfiabili, ecc.) fornitigli da Archimede: una sorprendente anticipazione del personaggio di Paperinik, il suo alter ego supereroistico creato, di lì a poco, da Elisa Penna e Giovan Battista Carpi. Il personaggio è così gradito che, solo qualche mese dopo, viene riproposto in una storia in due puntate: “Paperino e il ritorno del dottor Zantaf”, questa volta pubblicata su Topolino (714-715, 1969): un’avventura ancora più interessante, dinamica e avvincente rispetto a quella d’esordio.

La trama vede Zantaf che, ripresosi dall’infantile torpore in cui era caduto, decide di vendicarsi; dopo aver attirato con uno stratagemma Paperino e Paperone nella sua isola, il folle scienziato, grazie a una macchina del tempo di sua invenzione, riesce a spedire i due paperi nel passato, più precisamente all’epoca dei corsari. Qui il vecchio papero si trova di fronte a un sosia (in realtà un suo avo), un pirata senza scrupoli che, spalleggiato da una ciurma di marinai-Bassotti, è dedito al saccheggio di navi e di villaggi di indigeni indifesi. Indignato da questo comportamento, Paperone si sostituisce allo spregevole pirata, nel lodevole tentativo di ripararne i torti; ma i Bassotti non tardano ad ammutinarsi, a causa dello strano comportamento di quello che credono il loro capitano. Dopo una serie di peripezie, grazie anche all’intervento dei nipotini, zio e nipote riusciranno a tornare nella loro epoca e a rendere inoffensivo il malvagio Zantaf.

l'abitazione di Zantaf


l’abitazione di Zantaf

In questa avventura Bottaro decide una rischiosa, quanto efficace e convincente, incursione nel mondo della psicanalisi. Il Maestro di Rapallo sembra infatti divertirsi a esplorare il rapporto conflittuale tra Paperone e il suo indegno antenato, che, a ben vedere, altro non è che il suo lato più gretto e retrivo. Quando il vecchio papero si trova di fronte al pirata piume delle sue piume, in realtà è davanti a uno specchio che riflette il suo alter ego, l’aspetto della sua personalità che spesso cerca di emergere e contro il quale (lui, come ognuno di noi) deve lottare quotidianamente. In questa storia Zantaf incarna dunque il necessario deus ex machina attraverso il quale Paperon de’ Paperoni è costretto a fare i conti con se stesso. Vicenda coinvolgente e profonda, interessante e dinamica, senza cadute di tono o di tensione vanta un tratto ai massimi livelli: le ambientazioni sono superlative, così come efficaci, variegate e complesse risultano le espressioni di tutti i personaggi. Un vero capolavoro, insomma.

il malvagio Zantaf


il malvagio Zantaf

Negli anni successivi il personaggio di Zantaf verrà ripreso anche da altri autori, come Guido Scala e Romano Scarpa, senza tuttavia mai raggiungere le vette artistiche delle prime due storie. Nemmeno la riproposizione del folle scienziato in altre avventure firmate dallo stesso Bottaro (spesso variazioni di trame provenienti dal Disney Studio) riuscirà ad avvicinarsi alla freschezza originale. Più interessante, infine, anche se non del tutto riuscito, è l’esperimento condotto dall’artista ligure nella storia “Paperino e l’invasione di Giove” (Topolino 2175, 1997), dove Zantaf e Rebo, ambedue accomunati in un progetto di malvagità suprema contro i nostri eroi, saranno inesorabilmente condannati, alla fine, a condividere il destino della sconfitta. Come dire che il Male, con qualunque faccia si presenti, può essere battuto. Almeno nei fumetti.

(n.b. tutto il materiale iconografico è )

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