L’attività disneyana

Il primo contatto tra Luciano Bottaro e il mondo Disney avviene in un giorno del maggio 1951, ed è un contatto sfortunato: Mario Gentilini, il leggendario direttore di “Topolino” che il giovane disegnatore desidera incontrare, è infatti impegnato in altre faccende, e un gentile usciere di piano dirotta il rapallese verso… Liala.

il logo di Topolino


il logo di Topolino

 La scrittrice, che all’epoca dirigeva la rivista Confidenze, pur rimanendo perplessa dal tratto caricaturale dei disegni del giovane, mostra di apprezzarli, e lo incoraggia a ritentare. È comunque destino che la carriera artistica di Bottaro si intrecci con le pagine del giornalino; nel settembre dello stesso anno infatti, grazie anche ad uno scherzoso biglietto di presentazione scritto dal boss delle Edizioni Alpe, quel Giuseppe Caregaro, con cui il ligure collabora, l’incontro con Gentilini finalmente avviene.

Paperon de' Paperoni

Zio Paperone

Luciano Bottaro approda dunque alla produzione disneyana in giovane età. Già autore di personaggi propri, trova nella materia offerta dalla famiglia dei Paperi (e in misura minore da quella dei Topi) un’ulteriore possibilità di esprimere la sua caratura artistica, contribuendo in misura essenziale alla fondazione della grande scuola italiana e divenendone in breve tempo figura carismatica.

una Nocciola davvero disperata

una Nocciola davvero disperata

La storia d’esordio, “Paperino e le onorificenze”, pubblicata il 12 luglio 1952, non sulla testata principale ma sulla collana degli Albi d’Oro (numero 322), è da ricordare soprattutto per una delle primissime interpretazioni nostrane di $crooge McDuck. Inizia così una collaborazione pluridecennale, in cui Bottaro diverrà uno dei caposcuola italiani della Disney (per la quale realizzerà anche album commemorativi a figurine dedicati a Topolino, Pippo e Paperino), e la sua versione dei personaggi un modello tuttora celebrato anche all’estero (le sue storie sono state infatti tradotte in almeno venticinque lingue).

In seguito, con “Paperino e l’arte moderna” (Albi d’Oro 2, 1954), Bottaro diviene autore completo: è la prima di una lunga serie di avventure create talvolta da solo, talvolta in collaborazione con Carlo Chendi.

“Paperino e l’aspirapolvere fatato” (Albi d’Oro 13, 1956) può considerarsi l’inizio del periodo d’oro e non a caso nell’episodio avviene il recupero di un personaggio barksiano un pò dimenticato e destinato a legarsi indissolubilmente alla carriera del giovane autore, la fattucchiera Nocciola.

Paperino e Paperone

Paperino e Paperone

Il “Dottor Paperus” (Topolino 188-189, 1958), terza parodia dell’artista dopo “Paperin di Tarascona” (Topolino 156-157, 1957) e “Paperino e il Conte di Montecristo” (Topolino 159-160, 1957), ha le stigmate del capolavoro, e diviene negli anni una delle avventure disneyane più famose nel mondo.

Il disegno, ormai splendidamente autonomo dai modelli americani di Barks e Taliaferro, esalta un plot (che per inciso risale ai tempi del servizio militare ad Orvieto) in equilibrio mirabile tra il comico e l’intrigante, in cui si delinea per la prima volta il mondo magico-medioevale molto caro all’artista. La successiva “Paperiade” (Topolino 202-204, 1959), su testi di Guido Martina, gradevole e curata sul piano del disegno, precede di poco un altro dei vertici artistici del Maestro: la notissima “Paperino e l’isola del Tesoro” (Topolino 216-218, 1959), in cui l’universo fascinoso dei pirati caraibici incontra una perfetta fusione con l’elemento umoristico e con quello fantastico.

Pippo

Pippo

Il 1960 è un anno tra i più fecondi per il Maestro di Rapallo, e in pochi mesi vedono la luce quattro piccole gemme: la celebrata “Paperino e il razzo interplanetario” (Topolino 230-232), il cui deuteragonista Rebo, malvagio dittatore e Capo Supremo dei Saturniani, tornerà ad animare un memorabile ciclo di sequel negli Anni Novanta; “Pippo e la fattucchiera” (Topolino 236), dove, con un colpo di genio, alla pasticciona e tenera Nocciola viene contrapposto il miscredente e sempliciotto Pippo; “Paperino il Paladino” (Topolino 247-248), che segna il divertentissimo ritorno al prediletto ambiente cavalleresco; e infine “Pippo e i missili antimaliardi” (Topolino 262-263), seconda interpretazione della strana coppia Pippo-Nocciola.

Il periodo seguente vede il prevalere di episodi di chiara matrice umoristica, in cui ad una morbida linea chiara, ormai inconfondibilmente bottariana, corrispondono trame e testi vivacissimi, con punte di comicità irresistibile. “Paperino e la fine del mondo” (Topolino 302, 1961), “Paperino e la pensione ai poveri diavoli” (Topolino 312, 1961), “Pippo e il fantasma migratore” (Topolino 319, 1962), “Paperino e il fantasma conteso” (Topolino 342-343, 1962), “Zio Paperone e il ricovero antifungo” (Topolino 359, 1962), “Zio Paperone e il telescrocco” (Topolino 397, 1963), “Zio Paperone naufrago volontario” (Topolino 426-427, 1964), “Pippo e la bellissima strega” (Topolino 449, 1964) e “Paperino e i selvaggi verdi” (Topolino 491, 1965) sono solo alcuni tra i molti titoli di quel periodo indimenticabile, che coincide – non certo casualmente – con i migliori anni della scuola italiana.

il dottor Zantaf

il dottor Zantaf

Nella seconda metà dei Sessanta Bottaro riprende un genere a lui estremamente congeniale, quello delle parodie. Abbandonato dal tempo di “Paperin Babà” (Topolino 273, 1961), questo approccio tipicamente italiano alla materia disneyana ha un felicissimo ritorno con “Paperin Furioso” (Topolino 544-545, 1966), nuovo excursus nell’universo mitico dei Secoli di Mezzo; e con “Paperin de Paperac” (Topolino 600, 1968), godibile intermezzo di cappa e spada, giocato con sapienza sui registri comico-avventurosi in cui l’artista eccelle.

Allo stesso periodo risale inoltre una delle più simpatiche creazioni della fantasia di Bottaro, il savant fou Dottor Zantaf, che, dopo aver esordito in “Paperino Missione Zantaf” (Almanacco Topolino 142, 1968) e aver replicato in “Paperino e il ritorno del Dottor Zantaf” (Topolino 714-715, 1969), opererà purtroppo solo rare apparizioni, per tornare infine protagonista di spicco nella già citata saga di Rebo degli anni Novanta.

Il decennio dei Settanta è costellato di chiaroscuri, perché l’artista inizia, in parallelo al mutato clima in seno al settimanale della Mondadori, un progressivo distacco dal mondo disneyano. Se non mancano certo alcuni pregevoli episodi [su tutti “Paperino e il tesoro di Papero Magno” (Topolino 873-874, 1972), “Paperino e lo scherzo cinese” (Topolino 952, 1974), una storia di sole sedici tavole cui l’autore è giustamente legato, e “Paperino e il vaso rosso dei Ming” (Topolino 1015-1016, 1975), di ambientazione vicina alla precedente], non si fatica molto a notare una diminuita voglia di fare e un disamoramento dagli esiti purtroppo prevedibili.

la prima copertina di uno dei volumi dedicati a Bottaro della serie dei Maestri Disney

la prima copertina di uno dei volumi dedicati a Bottaro dei Maestri Disney

Le parodie di quegli anni, il breve ciclo del “Corsaro Paperinero” (due storie pubblicate nel 1970, su testi di Martina), e “Paperino e la nipote del Corsaro Nero” (Topolino 1140-1141, 1977), ancorchè sicuramente meglio congegnata e con momenti di alta dignità artistica, non si sottraggono alla regola: il Maestro di Rapallo avverte la fine di un’epoca, e con poche, sporadiche eccezioni scompare sin dagli ultimi Settanta dalle pagine di Topolino.

Il lungo periodo di assenza (comunque felicemente dedicato ai personaggi propri) termina solo nel 1992, quando un Bottaro pieno di nuova verve e volontà creativa decide di proporre episodi all’altezza dei suoi momenti migliori: torna finalmente l’universo strampalato di Rebo e dei Saturniani, in una serie di avventure splendidamente disegnate e magistralmente orchestrate: “Paperino e il ritorno di Rebo” (Topolino 2049, 1995), “Alla ricerca del Papero Virtuale” (Topolino 2085, 1995) e “Paperino e l’invasione di Giove” (Topolino 2175, 1997). E torna anche, vivo e intatto come per magia, il mondo popolato da paperi-cavalieri, da streghe e da deliziosi mostricciattoli dalla pelle squamata. Il secondo atto del Dottor Paperus, “Paperino e il seguito della storia” (Topolino 2342, 2000), non delude certo le grosse aspettative che attorno ad esso si sono create: a cinquant’anni da “Paperino e le onorificenze”, tutto questo dimostra come in Bottaro non sia venuta meno la voglia di rinnovarsi e tentare strade inesplorate.

Negli anni Novanta Luciano Bottaro si dedicò alla progettazione di una nuova serie disneyana che avrebbe dovuto avere come protagonisti dei pirati seicenteschi interpretati dai componenti della famiglia dei paperi. Il Maestro di Rapallo riuscì a presentare la sua proposta alla direzione della Disney solo nel 2006, ma con la sua prematura scomparsa, avvenuta l’anno successivo, il progetto non potè essere realizzato.

È sufficiente visitare una qualsiasi mostra dedicata alla sua vastissima opera extra-disneyana e guardare i disegni esposti per capire come, forse unico tra gli autori italiani, egli abbia saputo trasportare i personaggi di Paperopoli e Topolinia nel proprio mondo artistico e armonizzare le caratteristiche inalienabili di Paperino & C. con l’ispirazione di volta in volta surreale, onirica e ironica che ha sempre mosso la sua inarrivabile matita.

(n.b. tutto il materiale iconografico è )

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