Bottaro si racconta

 

la copertina di un vecchio numero di Miki Maous

la copertina di un vecchio numero di Miki Maous

Parlaci dei tuoi inizi alla Disney
Presi contatto con Topolino fin dal 1951, ma fu solo l’anno successivo che potei realizzare il mio primo lavoro: si trattava di una storia intitolata “Paperino e le onorificenze”, sui testi di Alberto Testa, che per altro non ebbi mai il piacere di incontrare. Assieme al disegnatore Giuseppe Perego e a Guido Martina, uno dei più prolifici sceneggiatori disneyani di tutti i tempi, feci parte del nucleo storico dei cosiddetti Disney italian‘. Inizialmente l’allora direttore Gentilini imponeva a tutti di usare uno stile taliaferriano, ma il mio preferito, fin da subito, era un autore a me sconosciuto e che anni dopo seppi trattarsi di Carl Barks: il suo stile lo trovavo più appropriato per le storie lunghe.

Chi erano i tuoi disegnatori preferiti?
Relativamente all’universo Disney senza dubbio Floyd Gottfredson, Al Taliaferro e, come detto, Carl Barks.

Voi disegnatori italiani avete immediatamente adottato i “character” di Carl Barks…
Certamente. Benché non sapessimo il suo nome almeno fino al 1967, abbiamo comunque conosciuto i suoi disegni. Noi abbiamo semplicemente rielaborato questi personaggi, calandoli in sceneggiature originali, molte delle quali erano ispirate a famosi eventi storici o a capolavori della letteratura mondiale. Noi le chiamavamo parodie.

Ricordi la prima storia di Barks che hai letto?
Certamente, era “Paperino e l’oro del pirata” (“Donald Duck Find Pirate Gold”, 1942), una storia che comunque non mi piacque immediatamente.

Hai mai incontrato Carl Barks?
Fortunatamente sì: era il 2 luglio 1994 a Rapallo. Fu un giorno davvero indimenticabile. Ricordo che parlai molto con il grande disegnatore grazie all’aiuto di un traduttore.

Parlami della storia contenuta in questo albo (Komix – ottobre 2003, ndr) “Paperino e la vera storia della cimice Tuff-Tuff”?
Si tratta di un sentito omaggio a Carl Barks richiestomi da Lidia Cannatella (Disney Italia).

Gli edifici deformi della storia ricordano molto lo stile di Barks…
Proprio così: è una cosa voluta.

Perché nell’ultima vignetta dell’avventura c’è una finta dedica («For Bottaro! Carl Barks», ndr)?
Quando Barks ha visitato Rapallo, ha voluto dedicarmi uno dei suoi libri. Non solo,ma siccome gli era piaciuta molto la mia inconfodibile firma illustrata, quella con una faccina soridente al posto della prima o del mio cognome che saluta sollevando il cappello, l’ho voluta riprodurre accanto alla sua sigla.

Questo di disseminare le storie di riferimenti e citazioni è un po’ anche lo stile di Don Rosa. Tu lo conosci?
Certo: Ho incontrato più volte Don a Lucca Comics, una manifestazione di fumetti tra le più importanti d’Italia. Un’altra volta abbiamo cenato assieme a ‘U Giancu’ un ristorante a Rapallo che ha appeso ai muri moltissime tavole originali dei più importanti disegnatori del mondo. In quella occasione abbiamo disegnato insieme una tavola con protagonista Zio Paperone. Io credo che Don sia il vero, autentico successore di Carl Barks, almeno per quanto riguarda i testi

intervista di Dimitris Thomas (© 2003)
adattamento in italiano di Marco Della Croce
(n.b. tutto il materiale iconografico è walt.gif)

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