Sono sette anni che Luciano Bottaro non c’è più. Sette anni passati senza le sue creazioni, i suoi personaggi, le sue gag. Ma anche sette anni senza il suo spirito, le sue battute, il suo sorriso, la sua gentilezza d’altri tempi, la sua smisurata signorilità. Perché il Maestro di Rapallo è stato, prima ancora che un artista di livello internazionale – di sicuro tra i più grandi del mondo dei comics -, un uomo buono e generoso, modesto e leale. Un uomo che ha amato moltissimo la sua professione, tanto da rivendicarne pubblicamente – e con orgoglio -, durante tutto l’arco della sua carriera, la piena dignità artistica, pur riconoscendogli tutte le caratteristiche di un mestiere artigiano.
Nell’anniversario della sua scomparsa ripubblichiamo un suo significativo articolo tratto dal catalogo relativo alla prima edizione della Mostra Internazionale dei Cartoonists di Rapallo (1972).

“Una dozzina di anni fa ci fu a Genova una tempestosa riunione tra alcuni cartoonist, tra i quali io, e un editore di Milano. A un certo punto mi sentii in dovere di intervenire in difesa dell’opera di un mio collega reclamando per lui, e ovviamente per tutti noi, il diritto a una larga autonomia artistica nello svolgimento del nostro lavoro. Probabilmente, nella foga della discussione,usai termini un po’ forti, perchè, a un certo punto, un collega, che non simpatizzava per me, mi interruppe dicendo «Ma allora tu sostieni che in fumetto è un arte!».
Io non ero giunto a questa conclusione, ma dovevo aver sostenuto qualche cosa di molto simile. Si fece dell’ironia sulle mie affermazioni e, per molto tempo, nelle redazioni milanesi che ero solito frequentare, fui indicato come «colui che dice essere il fumetto un arte».
Da allora è passata molto acqua sotto i ponti della Senna:
Della Senna: perchè è di là che è partito quel movimento di rivalutazione della bande dessinée germogliato sulle pagine ciclostilate del glorioso “Giff Wiff”.

Mostra Internazionale dei Cartoonists di Rapallo

il premio della Mostra dei Cartoonists di Rapallo


I francesi hanno definito il fumetto “la nona arte”.
Oggi questa affermazione non scandalizza più nessuno. Nemmeno tal collega che a Genova fece dell’ironia sulle mie parole. Anzi!….

Sono passati i tempi in cui, un altro mio amico cartoonist mi raccontava, con grande disappunto, di un suo amico letterato che era solito presentarlo ai suoi conoscenti come «colui che fa i fumetti con i cosettini per i bambini».
Con questo non voglio dire che sono caduti tutti i pregiudizi.
Si fanno ancora confronti tra pessimi fumetti e buoni libri, dimenticando che ci sono si pessimi fumetti (e quanti!), ma ci sono anche pessimi libri, pessimi film, pessimi quadri.
A proposito di pittura, è facile vedere, anche qui a Rapallo, molta gente estasiarsi di fronte a innominabili croste e pendere dalla bocca dell’artista, specialmente se quest’ultimo veste la sua divisa: chiome e barba fluenti, una giacca logora, possibilmente con frange, ecc…
Ecco dunque lo scopo di un’esposizione dei disegni originali dei cartoonist: mostrare, al naturale, il segno e il contenuto grafico di pagine che, troppo spesso, nel loro cammino verso il pubblico, subiscono le ingiurie di cattive riproduzioni e qualche volta, orrende colorazioni.

Nella mostra ci sono pagine molto grandi ed altre piccole. Il formato non conta. È una questione di personale consuetudine di lavoro. Non dimentichiamo poi, che le tavole sono fatte in funzione della riproduzione e della stampa e nessun cartoonist ha mai pensato, nel farle, ad un’esposizione in pubblico.
Fare il cartoonist è molto faticoso perchè si lavora per periodici che hanno scadenze fisse, quindi ci si deve applicare quotidianamente con metodo, per non correre il rischio di intralciare il lavoro di tutti coloro che, dai disegni originali, devono arrivare alla stampa, alla confezione, alle edicole.
Quindi niente fuoco dell’arte che accende improvvisamente, dopo mesi di meditazione, la fantasia dell’artista e lo porta, in uno stato di febbricitante esaltazione, a passare notti insonni nel compimento del capolavoro. Il nostro lavoro è molto meno romantico. Le notti insonni? Si, qualche volta. Quando si è in ritardo con le consegne e piovono telegrammi di sollecito.

Anche tra i cartoonists c’è chi sente il bisogno di indossare la divisa dell’artista: qualche barba, un paio di baffi spioventi e una giacca a frange. Ma dietro c’è sempre l’onesto, quotidiano lavoro fatto con passione e con metodo.
Tra i partecipanti a questa mostra, una delle più complete mai realizzate, ci sono personalità diversissime tra loro: l’anziano Hal Foster, che da molti anni porta avanti il poema epico Prince Valiant con il suo disegno classico e ben costruito; Stan Lynde, che vive in un ranch in Montana e fa il cow-boy per hobby; Jacovitti, che riempie fino all’inverosimile le sue vignette con salami e lische di pesce. E altri ancora…

Fa un certo effetto quando si sente dire che in televisione il tal programma è seguito da venticinque milioni di spettatori. Molti dei cartoonists che compaiono in questa mostra hanno quotidianamente alcune centinaia di milioni di lettori.
La strip di Blondie, di Chic Young, gode, fin dal principio degli anni Trenta, di un enorme successo e viene pubblicata attualmente da 1.600 quotidiani. Mort Walker, titolare di 3 strips, vede il suo Beetle Bailey comparire ogni giorno su più di 1.200 giornali. E così per Charles Schulz e altri…

I fumetti sono entrati nella vita di tutti i giorni e persino nei libri di scuola. Hanno cominciato a influenzare il cinema, la grafica, la pubblicità e la pittura.
Non potrebbe essere questo fenomeno il superamento della concezione accademica dell’arte?”.

Luciano Bottaro