Proponiamo il testo scritto, qualche anno fa,  dal francese Christian Descamps,  per presentare e introdurre il progetto “Le avventure di Pousslabal“, in cui racconta come è nata l’idea e il suo rapporto con Luciano Bottaro.

“Abbiamo tutti tra gli otto e i dieci anni. Durante la ricreazione, o all’uscita di scuola, una delle nostre conversazioni preferite riguarda spesso l’ultima avventura di Pepito, Baldo o Serafino. Noi siamo ancora troppo piccoli per domandarci qui può essere quell’autore, dall’ inesauribile immaginazione, che due volte al mese, ci fa correre in edicola per un appuntamento puntuale e regolare.

Eppure questo creatore esiste. Egli vive lontano da qui e si chiama Luciano Bottaro. Le avventure gentili e ingenue che ci offre, trovano spazio nella nostra educazione, a fianco degli insegnamenti dei nostri maestri; ci portano in paesi immaginari e lontani dove il vento gonfia le vele per navigare al centro di grandi spazi; contribuiscono a infondere in molti di noi quello che diventerà poi senso dell’umorismo; e l’ attiva sorveglianza dei nostri genitori, che vorrebbero dissuaderci da queste letture considerate poco istruttive, al contrario accresce in noi la curiosità.

Molti anni più tardi, sono entrato nel mondo degli adulti e le necessità della vita professionale mi hanno portato a trasferirmi a Parigi. Ma dentro di me sopravvive il ricordo di un epoca in cui niente era complicato e grave. Al termine delle mie giornate lavorative, spesso passeggio nel quartiere de l’Opéra. Al numero 12 di via Quatre Septembre, ritrovo l’edificio della vecchia casa editrice SAGE, il cui indirizzo compariva sempre nell’ultima pagina dei nostri giornalini e, qualche volta, mi sofferma per sognare un po’.
Non lontano dalla stazione de Est, il simpatico libraio, dove ogni tanto vengo per completare la mia collezione di vecchi fumetti, accetta di trasmettere la lettera che ho scritto a L. Bottaro, per testimognargli la mia ammirazione e i miei rispettosi ricordi,
L’autore che io ammiro gentilmente mi risponde. La nostra corrispondenza continua.

Nostalgico dei personaggi di Bottaro, ho immaginato un eroe che avrebbe potuto essere divertente: un piccolo elefante distratto le cui avventure si sarebbero svolte in un’altra epoca e in luoghi diversi; avrebbe fatto da sfondo alle avventure l’Africa, ai tempi di Cartagine e dei Romani. Invio al mio corrispondente una bozza del soggetto.

Immagino Luciano Bottaro molto occupato, sommerso dal lavoro: sicuramente il mio manoscritto finirà in qualche cassetto da cui non uscirà più. Nella migliore delle ipotesi, il grande autore mi invierà come dimostrazione  di simpatia un piccolo disegno raffigurante un elefantino.

Con mia sorpresa, L. Bottaro, lavoratore infaticabile, qualche tempo dopo, mi spedisce – io non credo ai miei occhi – le prime bozze di studio di come potrebbero essere i personaggi. Ecco i tre piccoli soldati che si approcciano, come riescono, a Pouslabal che li incontradurante la sua fuga; l’opulente regina Didon affiancata dal marito che si sforza di compiacere; Arpione l’Africano, l’invasore poco temerario…

Con impazienza, rispondo alle domande sui dettagli che mi vengono poste.
E un giorno ricevo le nuove prime pagine. Che emozione, per me, fare una conoscenza più approfondita con il nostro “Pouslabal”: è tutto tondo, gioviale,naif; corrisponde perfettamente all’idea che mi ero fatto di lui.

Ho avuto il piacere di incontrare L.Bottaro tre volte, nel salone dell’hotel, vicino all’Opéra, che lo ospitava quando veniva a Parigi.
I suoi occhi grigi, penetranti e maliziosi, rispecchiano bene i suoi talenti, osservatore e umorista.
Abbiamo avuto il dispiacere di perdere Luciano Bottaro nel 2006.
Non ha avuto il tempo di fare pubblicare le pagine di Pouslabal. Tuttavia il piccolo personaggio, immaginato da uno sceneggiatore “in erba”, ha avutola fortuna di prendere vita dalla matita di un grande autore.”