La sindrome di Pippo è un vero capolavoro, una maniera di intendere il fumetto Disney che trascende molti confini, superando paletti e convenzioni in una girandola di cortesi audacie che fanno del Bottaro anni Novanta un grande e misconosciuto miracolo; pesantemente anacronistico, se confrontato con lo spirito dell’epoca; ma anacronistico non verso il passato, bensì verso un futuro, un futuro che ancora non vediamo perché troppo avanti, fatto di leggerezza e delirio, semplicità e orologeria, dosaggio dei ritmi e voli pindarici. Un vero capolavoro… “(Dominatore delle Nuvole – www.papersera.net)

Con queste (lusinghiere) parole il sito del  Papersera ci presentala storia di Luciano Bottaro presente sull’attuale numero di Grandi Classici Disney (n°34), risalente agli anni ’90, l’ultimo periodo di attività disneyana dell’autore, in cui è riuscito a dare massimo sfogo alla sua verve creativa.
Parliamo de “La sindrome di Pippo“, un’avventura scritta e disegnata dal Maestro di Rapallo nel 1999 per Topolino (n° 2274),  in cui Nocciola, per curare una grave forma di depressione, causata dal fatto che Pippo non la crede una strega, su consiglio del dottore, decide di prendersi un periodo di riposo nel Medioevo, dove, al contrario, le streghe sono tenute in alta considerazione.

Bottaro, a questo punto, usa come stratagemma un errore nella formula di trasferimento temporale pronunciata da Nocciola per trasferire lei e Pippo, che ritrova qui in veste di menestrello, a Sillyland, e calarli in uno scenario chiaramente ispirato ad un cortometraggiodi animazione, molto conosciuto, delle Silly Simphonies, “The cookie Carnival” del 1935, ambientato a Pasticciopoli, il paese abitato solo da biscotti e altri tipi dolci, oltre che dal perfido Panpepato, agente dei voracissimi Golosoni.
Nocciola forse non guarirà ma il divertimento è assicurato.

Dopo la sua prima pubblicazione su Topolino, la storia è stata ristampata solo due volte in Italia, tra cui l’ultimo Maestri Disney dedicato a Bottaro (n°37 – 2009) e mai all’estero.