Un cavaliere, l’Ombra e Margherita

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1 – Introduzione

il Dottor Paperus

il Dottor Paperus

I libri, dice frate Guglielmo ne Il nome della rosa, parlano di altri libri. E i fumetti? Di cosa parlano i fumetti?
Domanda difficile, che forse a più d’uno parrà sacrilega già nel paragone proposto. Eppure dovrebbe ormai essere accettata l’idea che leggere un fumetto sia analogo a leggere un libro o vedere un film. In più il fumetto ha certe sue peculiarità che gli conferiscono ricchezza e potenzialità spesso insospettate. Queste caratteristiche possono essere approfondite in molti libri, dedicati non solo agli argomenti dei fumetti ma anche a come i fumetti ne parlano (1) e persino ai linguaggi che attraversano i linguaggi del fumetto (2), come il cinema o l’illustrazione.
Quel che è certo è che i fumetti raccontano storie. Ed in questo raccontare, analogamente agli amati libri di Borges, creano labirinti di riferimenti (3), più o meno evidenti, più o meno facili da percorrere. Esiste un caso intrigante in cui i fumetti parlano esplicitamente di libri. È il fenomeno, caratteristico dei fumetti Disney di produzione italiana (4), delle parodie di grandi opere della letteratura.

il vecchio Paperus

il vecchio Paperus

Luciano Bottaro, il grande cartoonist italiano nato a Rapallo nel 1931, è stato il terzo disegnatore a cimentarsi in queste parodie dopo Angelo Bioletto (“L’Inferno di Topolino”, 1949-50) e Pier Lorenzo de Vita (“Paperino Don Chisciotte”, 1955) (5).
Di Luciano Bottaro sono ben noti, ad esempio, i felici recuperi di personaggi nati in contesti diversi (come la strega Nocciola e Rebo, il tiranno di Saturno), l’invenzione di personaggi ormai famosi (come Pepito) e l’intersezione, per così dire, del clan dei paperi con i miti ed i sogni dell’immaginario avventuroso infantile; intersezione che avrebbe dato luogo ad un’indimenticabile galleria di paperi corsari e paperi paladini. A Luciano Bottaro sono stati dedicati quattro numeri de I Maestri Disney (nn. 3, 10, 16 e 21) ed un dossier su Fumo di China (n. 78, aprile 2000). Una delle sue storie più famose è “Il Dottor Paperus” (1958) che ha avuto anche un seguito a più di quarant’anni di distanza (6). A questa rivisitazione del mito senza tempo di Faust, visto dal particolarissimo punto di vista del mondo Disney, è dedicato questo articolo. Come tutte le storie molto amate, il “Paperus” è stato più volte ristampato ed ampiamente commentato, anche in siti internet (7), risulta perciò particolarmente difficile riuscire a dirne qualcosa di nuovo. Mi accorgo però adesso di un fatto imbarazzante: non ho mai letto il Faust di Goethe per intero. Conosco un po’ meglio quello di Marlowe, per colpa di una vecchia passione per la letteratura inglese, ma solo il “Paperus” è veramente mio.
Sarà perché le cose che si imparano da piccoli si ricordano meglio ma per me il “Dottor Paperus” ha la stessa dolcezza di un pomeriggio estivo. Uno di quei pomeriggi, senza tempo né memoria, di quando eravamo ragazzi, passati a leggere fumetti come se la sera non dovesse arrivare e l’estate fosse senza fine.

l'inquietante Mefistofele

l’inquietante Mefistofele

Questo articolo, è bene precisarlo, non rappresenta il tentativo di fornire un’analisi completa della parodia del “Faust”. Non è nemmeno un saggio. Io considero quest’articolo come un tributo. Un restituire qualcosa ad una storia molto amata da parte di quel lettore disordinato ma appassionato che sono, e spero di rimanere.
Divertiamoci allora a tracciare un po’ di sentieri nel labirinto dentro e intorno al “Paperus”, seguendo e segnando a filo rosso alcuni dei percorsi di lettura che lo attraversano.

2 – Dalla storia al mito
Il tema del patto col diavolo è diffuso e molto antico. La versione attuale del Faust è basata sulle vicende di un personaggio realmente esistito. Georg Faust nacque intorno al 1480 a Knittlingen nel Württenberg. Quelli erano tempi in cui si poteva studiare magia, ed il Nostro lo fece a Cracovia, per poi girare tutta la Germania compiendo prodigi ed imbrogli. Ad uno sguardo disincantato, affermare di poter ripetere tutti i miracoli di Cristo, predire il futuro o ricostituire le perdute opere di Aristotele e Platone, appare un puerile imbroglio. Eppure quest’imbroglione seppe farsi rispettare e temere. In un’epoca che, perduta la dimestichezza medievale col soprannaturale ed il meraviglioso, temeva la magia, la condannava e ne era affascinata, Georg Faust fu personaggio di grande successo. Quando morì, in circostanze misteriose a Staufen nel 1540, la leggenda si impossessò della sua storia, mutando il suo nome in Johann ed ipotizzando un coinvolgimento diretto del diavolo.

il Duca de' Paperoni

il Duca de’ Paperoni

Versioni manoscritte della vicenda di Faust circolarono in latino e tedesco, finché il tipografo Johann Spiess di Francoforte non pubblicò la prima versione a stampa nel 1587. Fu un gran successo e l’inizio di quella fortuna editoriale giunta fino ai nostri giorni. Il Faust di Spiess arrivò in Inghilterra nello stesso 1587 e finì nelle mani di Christopher Marlowe. Marlowe aveva fama di spia doppiogiochista e amava un po’ troppo le taverne e le risse, tanto che i suoi influenti protettori alla fine non lo poterono salvare dall’essere ucciso in un agguato. Christopher Marlowe fu in ogni caso un geniale innovatore. Fosse vissuto di più, avrebbe forse potuto competere con il coetaneo William Shakespeare, portando a compimento la sua fondamentale intuizione: non c’è maggior abisso né continente più pericoloso ed inesplorato dell’animo umano. Nelle mani di Marlowe, la storia di Faust perde il carattere originario impostole dalla Riforma Luterana, quello del mito esemplare del falso sapiente che, orgoglioso come Adamo, si ribella a Dio e stringe il patto col diavolo per conoscere e dominare la natura oltre i limiti imposti all’uomo.

la bella Margherita

la bella Margherita

Il Faust, che Marlowe ribattezza Faustus, ricorda l’Ulisse dantesco nella sua ansia di conoscenza ed è quasi un eroe pre-romantico. Così come il diavolo (Mephistophilis) ha la dignità che si addice ad un angelo caduto. Praticamente ogni epoca ha forgiato la propria versione del Faust, da quello tutto discussioni teologiche di Widmann (1599), allo scherzoso Faust settecentesco, a quello moderno di Thomas Mann (1947), passando attraverso il lungo intervento di Goethe, che caratterizza completamente il mito ed il cui Faust riesce, alla fine, a salvarsi l’anima. Da questa materia magmatica e di straordinaria attualità (provate a cercare con un qualunque motore di ricerca in internet “Faust” e “faustian bargain”…) Luciano Bottaro riuscì a trarre una storia in cui «praticamente ogni vignetta è un piccolo gioiello» (8).

3 – Un papero, l’Ombra e Margherita

il Mefistofele di Pedrocchi e Albertarelli

il Mefistofele di Pedrocchi e Albertarelli

Questo era dunque il materiale, stratificatosi a costituire il Mito, a cui Bottaro cominciò a pensare già nel 1947 (9). Si proponeva allora di realizzare una versione a fumetti del Faust in stile verista, ispirata a quella di Pedrocchi e Albertarelli del 1941. E, molto probabilmente, il protagonista del suo Faust era ben lontano dalle fattezze anatrine che avrebbe assunto nel 1958. Il destino, però, avrebbe deciso altrimenti. Cominciata la collaborazione con Topolino nel 1951-1952 e pubblicata la sua prima Grande Parodia (“Paperin di Tarascona” 10) nel 1957, il tempo era ormai maturo per ritornare al mito di Faust così come Goethe ce lo ha consegnato: la storia di un uomo, forse buono, che si volge al male per ottenere ciò che più di tutto desidera al mondo: la giovinezza, l’amore e la conoscenza dei segreti della vita. Come calare questo materiale complesso ed ‘adulto’ nel mondo Disney? Come far recitare a dei paperi, senza snaturarla, la vicenda dell’uomo che vende la sua anima al diavolo, in cambio di una conoscenza ed un potere senza confini? La sfida era difficile, molto difficile. Il risultato ottenuto da Bottaro , però, con il contributo di Carlo Chendi alla sceneggiatura, è di una felicità artistica tale da fare del “Paperus” una delle storie Disney più famose.

particolare della tavola d'apertura

particolare della tavola d’apertura

La vicenda si apre con Paperino e i tre nipotini che riordinano la soffitta, scoprendo per caso il ritratto di un vecchio papero dalla lunga barba bianca. Chi sarà mai?
«Togli il cappello in segno di rispetto» – ordina Paperino – «quando parli del più illustre dei nostri avi» – e comincia così a raccontare la storia del papero, l’Ombra e Margherita. Il Dottor Paperus è uno scienziato famoso che cerca, da lunghi anni, di realizzare il Siero di Lunga Pace. Ma è ormai molto anziano e teme di non fare in tempo ad ultimare la ricerca (11). Il Dottor Paperus desidera particolarmente riportare la pace tra i due feudi confinanti del Duca de’ Paperoni e della Masnada de’ Bassotti, in guerra da anni. Ma la sua opera è ostacolata dalle forze del male, che hanno inviato un diavolo (Mefistofele) col preciso incarico di far riprendere la guerra.  Mefistofele concepisce un piano astuto per liberarsi di Paperus, impedirgli di realizzare il siero e rinfocolare la guerra. Offre a Paperus la giovinezza, apparentemente con l’intento di fornirgli il tempo necessario per coronare la sua ricerca. Il prezzo della giovinezza sarà, ovviamente, l’anima di Paperus e l’impegno ad arruolarsi in uno dei due eserciti per condurlo alla vittoria. Divenuto combattente, Paperus non potrà certo continuare il suo lavoro. Allo stesso tempo, Mefistofele organizza, insieme alla fattucchiera Nocciola, il rapimento di Margherita, nipote del Duca de’ Paperoni, incolpandone i Bassotti. Con l’aiuto di Nocciola, Mefistofele restituisce a Paperus la giovinezza e questi tiene fede all’impegno di andare ad arruolarsi. Ma Paperus è ringiovanito solo nel corpo, perché la sua testa è sempre quella di un vecchio scienziato distratto. Il tutto con esiti estremamente comici. Fra rapimenti di belle fanciulle, tornei cavallereschi, battaglie di eserciti e lotte col diavolo, Paperus riuscirà a sconfiggere Mefistofele e a riportare la pace fra i feudi ma non potrà godere del suo trionfo, né sposare la bella Margherita, come promessogli. Trascinato all’inferno, davanti a Satana, gli sarà tolta la giovinezza e verrà rispedito sulla terra con «i mezzi più lenti che l’Inferno possiede». Ritornato finalmente a casa, dopo un anno, troverà i suoi meriti disconosciuti e la bella Margherita sposa del solito fortunato Conte Gastone.

Paperus irretito da Nocciola nel Seguito della storia

Paperus irretito da Nocciola
in Paperino e il seguito della storia

Sono molti i motivi che fanno del Paperus una storia eccezionale: dalla fedeltà alle fonti del mito, al perfetto equilibrio tra avventura, umorismo e tensione, alla magia di un disegno che questa storia consacra definitivamente come quello di un grande maestro. Passati quarant’anni, e tante esperienze, Bottaro torna, per così dire, sul luogo del delitto e ci offre il seguito del “Dottor Paperus” (“Paperino e il seguito della storia”, 2000). Evidenziando così, ancora di più, l’affinità con Goethe, che lavorò al Faust quasi tutta la vita, fornendone versioni diverse a distanza di anni. Comunque quarant’anni non sono passati invano e la storia del papero, l’Ombra e Margherita è ora un film in videocassetta, che i nipotini guardano con ossessiva frequenza. Svegliato in piena notte da un televisore dal volume troppo alto, che ripete le minacciose parole di Mefistofele, Paperino scopre i nipotini nella solita soffitta. Stavolta alle prese con un antico manoscritto che, guarda caso, racconta «il seguito della storia».

lo studio del Dottor Paperus

lo studio del Dottor Paperus

Sono passati più di dieci anni e nessuno vuol credere al vecchio Paperus che, ritornato dall’inferno, sostiene di essere lui il misterioso cavaliere che pacificò i feudi in guerra sconfiggendo le forze del male. Nello stesso momento all’inferno scoprono che i feudi vivono da anni in pace. Così Mefistofele è richiamato in servizio da dove era parcheggiato in punizione, «immerso per anni dieci nella lava ardente e poi trasferito in ghiacciaia per l’eternità». Non potrà però recarsi sulla terra e dovrà quindi servirsi della fattucchiera Nocciola. Viene così architettato un piano che coinvolgerà nuovamente il Dottor Paperus, stavolta irretito, oltre che dalla solita giovinezza, da una bellissima dark lady papera, che altri non è che Nocciola, trasfigurata da un incantesimo. Il giovane Paperus dovrà rubare tutto il denaro del duca Paperone, facendo poi ricadere la colpa sui Bassotti e scatenando così nuovamente la guerra. Per far ciò utilizzerà una magia che viene dritta dritta dal futuro di Nocciola e dal passato dell’autore. Bottaro, infatti, recupera qui una famosa gag, quella dell’aspirapolvere che risucchia tutto il denaro di Paperone, da “Paperino e l’aspirapolvere fatato” (1956) (12). Paperus, al posto dell’aspirapolvere, userà un supersacco che obbedisce al suono di un flauto. Ancora una volta, però, le cose non andranno per il verso giusto per il povero Paperus ed il conte Gastone sarà l’unico a guadagnarci.

Con questa storia Bottaro realizza una operazione simile a quelle di Don Rosa (13). In un mondo in cui non c’è nessun rapporto temporale tra una storia e la successiva (la continuity), Bottaro ci racconta quel che è successo dopo e, allo stesso tempo, ci offre la chiave per comprendere il presente così come lo conosciamo. Prima di tornare in ghiacciaia, Mefistofele ottiene da Satana la possibilità di vendicarsi di Nocciola, distruggendole la casa e abbattendola con un razzo, mentre fugge a cavallo della sua scopa. Nocciola precipita su un menestrello che si rifiuta categoricamente di crederla una strega. Il fatto di sapere che Nocciola passerà la vita tentando di convincere Pippo che lei è davvero una strega, allevierà a Mefistofele i tormenti di un’eternità in ghiacciaia. Il finale, che vede il diavolo sconfitto in entrambe le storie, recupera anche la tradizione popolare del demonio beffato, così come avveniva nelle rappresentazioni di piazza tardo-medievali.

Nocciola va incontro al suo destino in Paperino e il seguito della storie

Nocciola va incontro al suo destino
in Paperino e il seguito della storia

Se, da una parte, l’idea di realizzare un secondo atto del “Paperus”, puntato soprattutto sulle gag, è nata dal bisogno di recuperare ambienti, personaggi e situazioni particolarmente felici (14), dall’altra rende il “Paperus” un insieme unico, costituito da due storie, che possiamo considerare esemplificativo del mondo Disney secondo Bottaro. Vi compaiono, infatti, molte delle categorie che gli sono care: dall’interesse per il Medioevo e l’occulto, alla sfida Pippo-Nocciola, al gusto per le deformazioni grafiche e coloristiche.

Dario Ambrosini (© 2003)
(n.b. tutto il materiale iconografico è )*

[1] [2] [3]


Note
(1) Vedi, ad esempio, R. Gubern, Il linguaggio dei Comics, Milano Libri, 1975. W. Eisner, Fumetto & Arte Sequenziale, Vittorio Pavesio Productions, 1997. S. McCloud, Capire il fumetto, Vittorio Pavesio Productions, 1999. W. Eisner, Graphic Storytelling – Narrare per immagini, Vittorio Pavesio Productions, 2001
(2) D. Barbieri, I linguaggi del fumetto, Bompiani, 1991 
(3) A. Faeti, Tesori e isole, La Nuova Italia, 1986
(4) L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney Italiani, Granata Press, 1990, cap. 11. Questo testo fondamentale sul fumetto Disney di produzione italiana è purtroppo difficilmente reperibile. Una sintesi personale ma utilissima si può trovare in F. Stajano, Disney Comics from Italy, disponibile in Internet. Altre informazioni, in particolare relative all’evoluzione grafica del personaggio di Zio Paperone, sono disponibili in M. Della Croce, D. Francescano, E. Salvatori, F. Spiritelli, L’oro di Zio Paperone, Edizioni Abaco 2000]
(5) A. Becattini, Il Bottaro delle grandi storie, I Maestri Disney n. 3, pp. 124-125, giugno 1997
(6) Il Dottor Paperus, I TL 188-A, I TL 189-A (1958), Bottaro-Chendi / Bottaro. Ristampe: CWD 3, CD 1, LGPD 3, V 04. Paperino e il seguito della storia, I TL 2342-1 (2000), Bottaro / Bottaro 
(7) Vedi questo sito 
(8) D. Francescano, Streghe e Parodie – Il Bottaro Disneyano, Fumo di China n. 78, pp. 14-15, aprile 2000
(9) M. Della Croce, Il Maestro di Rapallo, Fumo di China n. 78, pp. 10-11, aprile 2000 
(10) “Paperin di Tarascona”, I TL 156-A, I TL 157-A (1957), Martina / Bottaro. Ristampe: CWD 1, CD 3, LGPD 7 
(11) Sul timor mortis in Disney ed, in particolare, nelle storie di Gottfredson e Romano Scarpa, vedi A. Becattini, L. Boschi, L. Gori, A. Sani, Romano Scarpa – Sognando la Calidornia, Vittorio Pavesio Productions, 2001, pp. 120-121 
(12) “Paperino e l’aspirapolvere fatato”, I AO 56013-A (1956), Bottaro-Chendi / Bottaro. Ristampe: AR 295, MD 3 
(13) A. Becattini, L. Gori, F. Stajano, Don Rosa e il rinascimento disneyano, Comic Art 1997 
(14) L. Cannatella, Il Dottor Paperus atto secondo, I Maestri Disney n. 16, pp. 122-123, luglio 1999
* tranne le prime due vignette del paragrafo 3

 

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