E’ uscito, con qualche giorno di anticipo, il numero di marzo di Grandi Classici Disney (n°39) con due storie di Luciano Bottaro, appartenenti ad epoche diverse, che dimostrano, come negli anni il suo stile sia cambiato azzardando sempre di più con la sperimentazione grafica e la deformazione di ambienti e personaggi.

Pippo e il virus in soffitta, seconda storia bottariana in sommario, è il chiaro esempio di questo desiderio dell’autore di uscire dagli schemi per imboccare strade nuove.
La possibilità di sbizzarsi gli è offerta dalla strega Nocciola che con la sua magia stravolge la soffitta di Pippo, popolandola di strane creature e di alcuni personaggi del mondo dei paperi, dai cloni di Paperino, a un Ciccio in formato gigante in compagnia di Nonna Papera, a un Archimede rimpicciolito, che ritroviamo anche immortalati in un simpatico quadro che ritrae tutta la famiglia.
Scritta e disegnata da Bottaro nel 1999 per Topolino, che ha dedicato anche particolare attenzione alla colorazione, è praticamente sconosciuta all’estero essendo stata ristampata solo in Portogallo, nel 2016 con il titolo O Vírus no Sótão.

Più classica è  Zio Paperone e i famelici eredi (titolo originale Heir Restorer) disegnata da Bottaro su soggetto proveniente da Disney Studio, come la maggior parte delle storie tratte da l’Almanacco di Topolino (n° 176 – 1971), e più precisamente scritto da  Dick Kinney, che come ricorda Luca Boschi, è stato l’inventore del multimiliardario Rockerduck, uno dei protagonisti di questa storia.
I “famelici” eredi a cui fa riferimento il titolo sono Paperino e Paperoga erroneamente giudicati da Paperon de Paperoni, qui nelle inusuali vesti di povero miliardario sprofondato in miseria, che fraintende le buone intenzioni dei nipoti che, per aiutarlo in un momento di difficoltà, coinvolgono il suo acerrimo nemico, Rockerduck appunto.

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